giovedì 16 aprile 2015

Grazie Kloppo

Si sa, la storia del Mondo è fatta di ere. Periodi storici che vanno e che vengono. Quando le cose vanno male, si spera che arrivi un periodo nuovo il prima possibile, quando le cose vanno bene invece ci si augura che quel periodo non finisca mai. Sette anni nel calcio sono parecchi, una vera e propria era. La percezione della lunghezza di questo periodo aumenta se si riesce a portare una provinciale tra le grandi del calcio.

Perchè, diciamocelo, il Borussia Dortmund alla fine è una provinciale. Unica attrazione di una città anche abbastanza piccola e completamente incentrata sulla produzione industriale, che si erge a protagonista del calcio europeo. Un po' come se il Brescia o l'Atalanta vincessero due campionati di fila e raggiungessero la finale di Champions League. Non è mica semplice, sapete? A Dortmund forse era anche più difficile, perché un'era storica fruttuosa c'era già stata, negli anni '90 con un altro personaggio storico del calcio tedesco come Ottmar Hitzfeld. In quell'occasione arrivarono addirittura sul tetto d'Europa, poi s'imborghesirono e rischiarono il fallimento. Per ritrovare quella mentalità operaia, tipica della città e allo stesso tempo riprovare quelle sensazioni, non serviva un grande nome, che peraltro ai tempi non ci si poteva nemmeno permettere. Serviva uno che fosse avanti. Sia calcisticamente che umanamente. E lo trovarono. Dal Mainz. Quel grande allenatore e grande uomo ha fatto sì che Dortmund riprovasse quello che le squadre come il Borussia Dortmund provano solo una volta nella loro storia. E' mancato il grande acuto, ma ci si è andati vicini. Non sono mancate le emozioni e per questo non smetteremo mai di ringraziare Jurgen Klopp.



Non vuole essere un post riepilogativo della sua carriera al BVB, ma sicuramente si andrà a finire col ricordare diversi momenti salienti della squadra negli ultimi sette anni. Perché ovviamente si ringrazia Klopp per i momenti che ci ha fatto vivere ed i momenti che ci ha fatto vivere si riferiscono alle partite che lui ha allenato ed i suoi ragazzi hanno giocato.

Se si guarda la prima formazione titolare schierata da Jurgen Klopp come allenatore del BVB, si notano tanti giocatori che tutt'ora figurano tra le file giallonere. Eppure non è stato così semplice integrarli e renderli utili nel suo sistema di gioco: Weidenfeller era un portiere incline alla papera, tutt'altro che affidabile come lo è stato dal 2010 al 2014. Hummels e Subotic avevano 20 anni e pochissima esperienza di primo livello. idem Schmelzer, Sahin non era ancora sbocciato tecnicamente, Kehl era in una crisi di prestazioni, Blaszczykowski era appena arrivato, Grosskreutz era una punta che non riusciva a segnare. Quella era anche una squadra che nei ruoli chiave, come sulle fasce o in attacco, aveva giocatori agli sgoccioli di carriera, come Dede, Owomoyela, Klimowicz. Altri erano injury prone, come Petric, Valdez o Zidan, altri invece erano semplicemente inadeguati come il nostro paisà Giovanni Federico. Klopp, di fatti, con questo materiale umano ebbe le sue difficoltà all'inizio, eppure dopo quattro mesi trovò l'amalgama giusto e con 8 vittorie nelle ultime 9 giornate del campionato 2008/2009 andò vicinissimo ad una qualificazione in Europa che, ai tempi, aveva ancora dell'incredibile e che fu il primo passo verso le successive stagioni, che hanno portato 5 trofei in bacheca ed altre due finali perse.

Lo ringraziano i giocatori, i tanti che ha lanciato. Abbiamo detto di Subotic e Hummels, che lui senza paura ha schierato da titolari nonostante fossero giovanissimi, in un ruolo chiave e senza una guida al fianco ma lo stesso vale per Schmelzer, per Blaszczykowski. Per praticamente tutti quelli che sono stati protagonisti del back-to-back in campionato. Noi tra tutti citiamo Lucas Barrios. Centravanti praticamente sconosciuto ai più arrivato nell'estate del 2009 dal Colo Colo, per tre mesi non vede la porta in campionato. Quel ragazzo che puzzava di pacco stava soltanto capendo le volontà di Klopp. Il 9 ottobre del 2009 segna il gol vittoria a Moenchengladbach. Poi un altro gol la settimana dopo ed un altro la settimana dopo. Diventerà capocannoniere della Bundesliga al suo primo anno, trascinando la squadra al 5° posto, antipasto del primo dei due titoli in cui sarà probabilmente il miglior giocatore del campionato. Semisconosciuto prima del BVB, torna nell'anonimato quando andrà via. Cina e Russia, salvo poi tornare su buone prestazioni quest'anno col Montpellier, ma lontano dal suo picco, luminosissimo, col BVB e con Klopp.

Ed ovviamente noi ringraziamo Klopp per aver reso Barrios un centravanti formidabile. Per quel Meisterschale fantastico, che non ci aspettavamo. Per aver sostituito Barrios con un ragazzone polacco di nome Robert Lewandowski. Per il secondo titolo. Per il 5-2 al Bayern nella finale di DFB Pokal. Ve li ricordate i 4 gol di Lewandowski al Real Madrid di Mourinho? Noi sì. Grazie anche per quello.

Ringraziamo noi Klopp perché, in un momento difficile, ha saputo gestire la pressione di un momento difficile, tenendo a bada le critiche verso chi stava e sta giocando male in questa stagione. In più, ha capito che forse il suo tempo a Dortmund era finito, che non ci fosse più upside in questo rapporto né per lui né per la squadra, ed allora ha preferito lasciare questo gruppo in altre mani, forse migliori delle sue a questo punto. Perché come lui stesso ha detto: "questa squadra merita di essere allenata da un allenatore perfetto al 100% per loro". Ed è stato ammirevole anche il tempismo della scelta, nel periodo della stagione in cui si pensa e si progetta per l'anno venturo. Del resto, a pensarci bene, non potevamo aspettarci che una scelta impeccabile da parte sua, grande essere umano oltre che grande allenatore. Una scelta forse giusta, sicuramente fatto nel momento giusto.

Ed ovviamente, sui social ed a mezzo stampa sono arrivati tanti messaggi di rispetto e di gratitudine per Klopp. Personaggio mai odiato ed anzi, sempre ben voluto anche dai suoi ex giocatori. Capace di instaurare un rapporto umano che va al di là di quello professionale. E che dura nel tempo, con degli esempi abbastanza chiari. Ne abbiamo scelto uno che vale per tanti, una situazione che i meno attenti non ricorderanno. Nel luglio del 2010 il BVB su consiglio di Klopp acquista Antonio Da Silva, 32enne fantasista in declino tecnico, che difficilmente aveva cittadinanza in una squadra di Bundesliga, figurarsi nel BVB dei giovani. C'è una particolarità: quando era all'apice della sua carriera, Da Silva era l'uomo principale del Mainz di... Jurgen Klopp. Che lo ha rivoluto, dopo sette anni, per fare da uomo spogliatoio. Perché Klopp non dimentica i vecchi amici. Da Silva gioca poco, anzi colleziona più presenze nella seconda squadra che nella prima, eppure nei frammenti decisivi di quell'annata vincente c'è anche il suo zampino. Un segno di riconoscimento da parte sua nei confronti di chi non lo ha abbandonato. Per chi non ricordasse: BVB-Hoffenheim, i gialloneri sono sotto in casa e rischiano di perdere terreno dal Bayer Leverkusen. E' il 91°, calcio di punizione dal limite. In genere li batte Nuri Sahin, che è sul pallone. Al suo fianco, anche Antonio Da Silva, entrato da poco.



Il Westfalenstadion esplode di gioia, come tante altre volte in questi sette anni. Grazie Kloppo, per le grandi cose e le piccole cose. Perché siamo tornati ad avere un nome sulla cartina del calcio europeo. Non ti dimenticheremo mai. Ti auguriamo tanti successi nelle tue future sfide, perché meriti il meglio. E quando ti capiterà di avere un po' di tempo, usa quei tre abbonamenti e porta la tua prima famiglia a casa della tua seconda famiglia. Un abbraccio da parte nostra non mancherà mai.

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